L’amianto. Un nemico sconosciuto e da battere
Vittime i lavoratori, le donne e il territorio. Anche in Basilicata, dove l’incidenza dei tumori è nettamente superiore a quella che si registra nelle regioni del nord Italia. Le fibre di amianto, derivato da vecchi tubazioni in cemento-amianto in via di disgregazione, posso altamente inquinare l’acqua potabile e le condutture. Seri studi scientifici evidenziano l’associazione con il tumore gastrointestinale e la relazione con trachea, laringe, reni, esofago e cistifellea. L’amianto è presente nella maggior parte degli acquedotti pubblici italiani. Necessarie l’informazione, la consapevolezza e una mobilitazione collettiva contro i danni alla salute dei cittadini
Balangè” in piemontese, Balangero in italiano, è un paese in provincia di Torino posto all’imbocco della Val di Lanzo che, per circa 80 anni, è stata sede di una cava di amianto, la più grande d’Europa, dove vi sono morti e ammalati di amianto.
Italo Calvino ne raccontò in un lungo reportage e Primo Levi, che vi lavorò come chimico, scrisse il racconto autobiografico “Nichel”. L’amianto non è solo un problema italiano, ma di altri luoghi del mondo come l’Australia, terra dove molti lucani sono emigrati.
Secondo l’associazione Britannica Cancer Research, gli uomini, che negli anni Sessanta non avevano trenta anni, hanno maggiori probabilità di ammalarsi di tumore provocato dall’amianto. Molto attivi anche i ricercatori americani che hanno presentato un nuovo esame diagnostico, basato su delle proteine secrete dalle cellule tumorali, per individuare il mesotelioma pleurico: tumore provocato dall’amianto. Le fibre dell’amianto infatti, molto sottili, possono penetrare attraverso le vie respiratorie, non solamente nei polmoni, ma raggiungere l’alveolo polmonare e formare, col tempo, degli essudati della pleura inguaribili.
Sono morti annunciate, che avverranno anche a distanza di trent’anni. Si ammalano di mesotelioma anche i pastori e i contadini della Lucania; secondo uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità effettuato nella regione, la causa risiederebbe negli ofioliti, cosiddetti “pietre verdi” (presenti a Balangero, ma anche in Toscana, Emilia Romagna, Calabria), o meglio nella tremolite: sostanza fibrosa che rientra negli amianti. Le pietre verdi, nella terminologia popolare, od ofioliti, sono rocce ignee di origine magmatica ampiamente utilizzate nel settore delle costruzioni. I marittimi, cioè tutti coloro che sono stati imbarcati, o hanno lavorato su navi civili e commerciali, ma anche quelle militari, sono a rischio amianto; alcuni hanno già contratto un tumore d’amianto, soprattutto il mesotelioma pleurico.
A tutto questo si unisce il problema delle discariche abusive di rifiuti tossici, velenosi o nocivi; non solo delle zone corrispondenti, ma anche in quelle limitrofe dove l’eternit, (amianto più cemento) è presente. A Napoli, con la più alta incidenza di carcinoma polmonare, importante è il lavoro scientifico dell’Ospedale Monaldi e dell’Istituto Pascale dove i ricercatori, presso il Centro Oncologico di Mercogliano, hanno trovato nuove potenziali sostanze antitumorali (studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Oncogene) che potrebbero risultare utili in questo tipo di tumore; è un vero e proprio disastro ambientale, un attentato alla salute delle popolazioni.
La respirazione delle fibre di amianto, o asbesto, può determinare gravi malattie che si manifestano dopo molto tempo in base a una predisposizione individuale. L’amianto, responsabile di quella infiammazione ai polmoni chiamata asbestosi, è stato classificato sostanza che può provocare il cancro negli esseri umani, tumore ai polmoni e mesotelioma; alcuni studi però hanno anche suggerito l’associazione tra esposizione ad amianto e tumori gastrointestinali e colonrettali. E sembra esserci un elevato rischio di cancro anche per trachea, laringe, reni, esofago e cistifellea.
Il mesotelio è simile a una finissima pellicola, un sottile tessuto, che ricopre la parte interna del torace (pleura), dello spazio attorno al cuore (pericardio) e dell’addome (peritoneo). Quando un tumore nasce dalle cellule del mesotelio prende il nome di mesotelioma, e non sempre è maligno ma è in progressivo aumento; quando lo è, è uno dei più pericolosi che si conosca poiché la comparsa della sintomatologia si può avere dopo lungo tempo (anche quarantacinque-cinquanta anni). Il mesotelioma può coinvolgere i polmoni, il peritoneo, fegato, cistifellea, milza, intestino e la tunica vaginale del testicolo.
Anche la zeolite che ha caratteristiche simili all’amianto, sia pur molto raramente, può provocare il mesotelioma e così il diossido di torio usato in medicina fino agli anni cinquanta. Non esiste la cosiddetta dose-soglia (soglia di rischio) per l’amianto, può bastare una sola fibra per ammalarsi; ma il rischio aumenta con il tempo di esposizione e con la quantità inalata, ciò vale soprattutto per i lavoratori a diretto, o indiretto, contatto con la sostanza. Le donne possono essere colpite da tumore dell’ovaio dovuto ad amianto anche stando in casa, scuotendo gli abiti da lavoro prima di lavarli, inalano così le pericolose fibrille di amianto.
In uno studio, pubblicato su Occupational and Enviromental Medicine ricercatori britannici hanno evidenziato che l’amianto può aumentare ictus, crisi cardiache e infarti. Va affermato con forza che la battaglia contro l’amianto riguarda la salute degli operai, dei lavoratori, delle donne, ma anche del territorio e dell’ambiente. Come detto l’amianto può provocare tumore ai polmoni e mesotelioma del pericardio (spazio attorno al cuore), la trachea, laringe e può colpire anche l’apparato gastrointestinale, il fegato e cistifellea, la milza, i reni, l’ovaio e, molto raramente, la tunica vaginale del testicolo.
Il mesotelioma peritoneale, rappresenta circa il 20-30% dei mesoteliomi, è un tumore che origina dal mesotelio, cioè dalle cellule parietali del peritoneo, membrana sierosa che tappezza le pareti della cavità addominale e pelvica. Anche le donne (repetita iuvant) che hanno lavato indumenti da lavoro, tute, contaminate da polveri da amianto possono inalare le pericolose fibrille e ammalarsi. Fibrille sono state disperse nell’aria a Bucaletto, quartiere popolare della periferia di Potenza, costruito subito dopo il terremoto del 1980, dove la gente ancora vive in diversi prefabbricati, che contengono amianto, e che col tempo si sbriciolano sempre più.
Va detto che l’amianto è stato ritrovato sugli elicotteri militari, e che militari e meccanici che si sono ammalati affermano che non sono mai stati informati dei rischi che correvano in seguito all’ esposizione dell’amianto. Fiorella Belpoggi, biologa e direttrice del Centro di Ricerche per il Cancro “Cesare Maltoni”, dell’Istituto Ramazzini di Bologna, afferma che l’amianto nell’ambiente è un vero problema e “ l’amianto ritrovato nell’acqua non è da ritenersi meno pericoloso di quello disperso nell’aria”. Per quel che riguarda la Lucania occorre tener presente che l’incidenza dei tumori è nettamente superiore a quella che si registra nelle altre regioni del nord Italia, dove vi sono fabbriche ed un alto inquinamento ambientale.
Lo studio, che ha descritto con le relative prove il fenomeno è in “Current Cancer profiles of the italian regions” che indica una curva, destinata ad aumentare, in cui vi sono i tumori della popolazione. Né vanno dimenticati, sempre in Lucania, il problema dell’inquinamento legato alle estrazioni petrolifere in Val d’Agri, la ricerca petrolifera dell’ENI nella zona di San Fele e il fatto che questo territorio è classificato come zona 1, ad alta pericolosità sismica e che quest’area è ad alto rischio idrogeologico.
L’ACQUA
Diversi studi scientifici hanno anche suggerito, come già detto, l’associazione tra esposizione ad amianto e tumori gastrointestinali, colonrettali. Sappiamo che le fibre di amianto possono superare la barriera intestinale, trovarsi a livello renale nella vescica e anche nella cistifellea.
La dottoressa Fiorella Belpoggi dell’Istituto Ramazzini di Bologna è stata chiara su questo; in passato aveva già affermato che l’amianto nell’acqua potabile costituisce un altro grave pericolo per la nostra salute alla stessa stregua di quello disperso nell’aria. Le fibre di amianto, derivato dalle vecchie tubazioni in cemento-amianto (che si stanno disgregando) potrebbero altamente inquinare l’acqua potabile, le condutture dell’acqua; le tubature in amianto vengono riconosciute come un grande rischio per la nostra salute.
Tumori del tratto gastrointestinale (esofago,stomaco, colon-retto) vennero già associati all’amianto negli anni 50 e attualmente, le fibre dell’amianto e l’acqua potabile sono oggetto di attenti studi anche per quanto riguarda i tumori della laringe. L’ osservazione,che proviene da numerosi lavori scientifici è che chi beve acqua contaminata, dalle fibre di amianto,è esposto al rischio di tumori dell’apparato gastro-intestinale.
La risoluzione del Parlamento Europeo del 2013 sulle minacce per la salute sul luogo di lavoro legate all’amianto si dice testualmente:
“…anche diversi tipi di tumori causati non soltanto dall’inalazione di fibre trasportate nell’aria, ma anche dall’ingestione di acqua contenente tali fibre, proveniente da tubature in amianto, sono stati riconosciuti come un rischio per la salute e possono insorgere dopo alcuni decenni, e in alcuni casi addirittura dopo oltre”.
La maggior parte degli acquedotti pubblici italiani hanno amianto nelle tubature; essi sono infatti costruiti in cemento-amianto. Nella regione Toscana l’acqua potabile è trasportata da circa 225 km di tubazioni con cemento-amianto (Eternit). Le condotte quando si usurano rilasciano le fibre di amianto che si mescolano all’acqua. Le province di Livorno, Pisa, Massa Carrara, Lucca, Pistoia, Firenze hanno molti chilometri di tubature in Eternit e, in piccola parte la rete idrica di Arezzo.
Diversi studi scientifici rilevano una relazione tra esposizione ad amianto e tumori gastrointestinali ma anche per trachea, laringe, reni, esofago e cistifellea. Segnalati anche mesoteliomi e tumori all’ovaio in casalinghe che hanno inalato amianto scuotendo gli abiti da lavoro del marito prima di lavarli. Le fibre di amianto possono superare la barriera intestinale e trasferirsi a rene, vescica e cistifellea.
Molto recentemente uno studio scientifico cinese (Journal of Hygiene Research 2015 ) sulla relazione tra inquinamento di crocidolite nell’acqua potabile bevuta e la morte da tumore gastrointestinale. La crocidolite è una varietà di asbesto o amianto azzurro/blu ed è una delle forme maggiormente cancerogene di amianto, può provocare mesotelioma.
[clear]Questo studio ha dimostrato la significativa associazione con la mortalità dei tumori gastrointestinali. Va aggiunto che la soluzione prospettata di aggiungere nell’acqua sostanze chimiche (per “sanare” il deterioramento delle tubature) quali lo zinco è una soluzione non positiva. Appare chiaro che il problema amianto è immenso e che va intrapresa un’azione collettiva per i danni alla salute dei cittadini.
di Roberto Michele Suozzi – rmsuozzi@mclink.it